Roma – “L’Italia non sta più investendo nelle auto elettriche. In questo momento ci troviamo al 3% di registrazioni di nuove automobili elettriche rispetto al totale”, ha dichiarato Veronica Pitea, Presidente di Aceper (Associazione dei Consumatori e Produttori di Energie Rinnovabili).
È notizia di questi giorni che la Volkswagen sta pensando di chiudere decine di stabilimenti in Germania e quindi di licenziare centinaia di lavoratori. “Uno dei motivi principali per cui sta accadendo questo è che la Volkswagen negli ultimi anni ha perso un terzo del suo valore in Borsa perché non ha investito nel mondo delle auto elettriche. Il nostro paese, che ha bloccato gli investimenti in questo settore, rischia di seguire le orme del colosso tedesco”, prosegue Pitea. “Questa esperienza serva da monito. In Cina ci sono oggi circa 3.5 milioni di auto elettriche, negli USA 1.4 mln, in Europa Norvegia e Paesi Bassi sono tra i leader del settore con percentuali elevate di auto elettriche rispetto alle auto registrate totali. Per la precisione in Norvegia più del 54% delle nuove immatricolazioni riguarda auto elettriche, in Olanda circa il 15%. In Italia soltanto il 3% ed è un dato allarmante. Inoltre, secondo una ricerca effettuata da Aceper su 10.000 PMI associate, solo il 2% di esse ha una colonnina elettrica per la ricarica…”, ammette Pitea. Secondo i dati ISTAT in Italia abbiamo circa 51 milioni di mezzi e il 50% di questi ha tra i 10 e i 15 anni e consuma tantissimo. Le batterie agli ioni sono fondamentali per le auto elettriche.
Il problema è che la disponibilità di litio è un parametro critico e secondo le stime correnti le riserve mondiali di questo elemento si attestano attorno ali 14 milioni di tonnellate. “Le vecchie automobili italiane consumano oggi il 20-30% in più di CO2 rispetto a quelle moderne. Oltre a ciò esse producono maggiori quantità di azoto (NOx) e particolato, che sono dannosi per la salute umana. Per poter pensare ad un cambio della situazione abbiamo due opzioni: utilizzare batterie vecchie grazie al loro riciclo, oppure utilizzare batterie a base di sodio e altre tecnologie innovative che i ricercatori stanno studiando e che potrebbero ridurre la dipendenza dal litio”, prosegue la Presidente di Aceper. Una recente ricerca della MIT Sloan School of Management ha inoltre dimostrato con una ricerca che l’apertura di stazioni di ricarica per le automobili elettriche, in California, ha aumentato la spesa annuale di ogni attività commerciale nelle vicinanze di circa 1000 euro in media negli ultimi 4 anni. “La rete di stazioni di ricarica sta crescendo in Italia, specialmente nelle grandi città, ma la copertura nazionale è ancora insufficiente. Soprattutto al sud c’è grande carenza di punti di ricarica. Esistono incentivi statali per l’acquisto di questi veicoli, ma il loro accesso e la continuità non sono sempre garantiti.
L’integrazione delle fonti rinnovabili come l’energia fotovoltaica è oggi essenziale per sostenere la domanda energetica aggiuntiva che richiede questo tipo di economia. Inoltre, una maggiore educazione riguardo ai benefici della mobilità elettrica, la standardizzazione delle stazioni di ricarica e l’introduzione di normative rigorose in materia potrebbero accelerare la transizione per l’Italia che ha il potenziale per sostenere percentuali molto maggiori di auto elettriche ma deve affrontare e superare vari ostacoli infrastrutturali. Una strategia nazionale coordinata, accompagnata da investimenti significativi e politiche inclusive, sarà cruciale per realizzare questa transizione ed evitare di fare una brutta fine”, ha chiuso Veronica Pitea, Presidente di Aceper (Associazione dei Consumatori e Produttori di Energie Rinnovabili).