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Bruxelles per il clima: riforma ETS estesa a più settori

L’Europarlamento ha approvato di recente la riforma piano ETS. Come sappiamo, il piano ETS regola il mercato delle emissioni e prevede un sistema di scambio di quote di emissioni per ridurre l’impatto ambientale delle attività produttive. In questo contesto è intervenuto Bruxelles per il clima con la riforma ETS estesa a più settori. Tra le novità, rientra l’inclusione di nuovi settori come quello delle case, delle auto, dei trasporti marittimi e aerei.

Il piano ETS, prevede anche fondi per aiutare le imprese a fare la transizione verso un’economia a basse emissioni di carbonio. Tuttavia c’è un’altra iniziativa che merita attenzione: il Social Climate Fund.

Il Social Climate Fund è un fondo europeo che prevede un budget di 65 miliardi di euro per il periodo 2021-2027. L’obiettivo del fondo, è finanziare progetti finalizzati a ridurre le emissioni di gas serra e aumentare la resilienza dell’Europa ai cambiamenti climatici. Il fondo finanzierà progetti di efficienza energetica, produzione di energie rinnovabili e innovazione tecnologica.

Il Social Climate Fund fa parte del pacchetto Fit for 55 della Commissione Europea e sarà finanziato dalle aste dell’ETS e dalle entrate derivanti dal CBAM. Inoltre, i fondi saranno utilizzati per sostenere la decarbonizzazione in settori come il trasporto, l’edilizia, l’agricoltura e l’energia.

Il pacchetto Fit for 55, rappresenta una grande sfida per l’Europa ma anche un’opportunità per diventare leader nella lotta al cambiamento climatico per creare un’economia più sostenibile e competitiva. Il Social Climate Fund, è uno strumento rilevante per aiutare i paesi dell’UE a raggiungere i loro obiettivi sul clima e adattarsi ai cambiamenti climatici in modo equo e solidale.

Inclusa anche una nuova iniziativa che potrebbe avere un impatto significativo sul commercio internazionale: il Carbon Border Adjustment Mechanism (CBAM). Il CBAM è un nuovo dazio sulle importazioni che tiene conto delle emissioni di carbonio generate dal prodotto importato. In pratica, il CBAM potrebbe creare un incentivo per le imprese esterne all’UE a ridurre le proprie emissioni di gas serra se vogliono mantenere la loro competitività sul mercato europeo.

Il CBAM è una nuova misura introdotta dall’Unione Europea per contrastare il fenomeno del dumping ambientale da parte di paesi terzi che producono a costi inferiori grazie all’uso di tecnologie più inquinanti. Il dazio ambientale applicato alle importazioni di prodotti industriali altamente emissivi di CO2, vuole creare una parità di condizioni tra le imprese europee e quelle extra UE che non sono soggette a norme sul clima così rigide.

Con il Cbam, le aziende che esportano in Europa prodotti come l’acciaio, il cemento, la plastica e i fertilizzanti, dovranno dimostrare che hanno pagato un prezzo per le loro emissioni di carbonio, altrimenti saranno soggette al pagamento di un dazio.

In questo modo, s’intende incentivare le imprese a investire in tecnologie a basse emissioni di CO2 e a fare la propria parte nella lotta ai cambiamenti climatici. Inoltre, il CBAM, permetterà all’UE di raggiungere i propri obiettivi di riduzione delle emissioni di CO2 senza che le aziende europee siano penalizzate rispetto alle loro concorrenti estere che non rispettano gli stessi standard ambientali.

Si prevede che entrerà in vigore dal 2026, ma verrà introdotto gradualmente nel 2023 attraverso un sistema di monitoraggio delle emissioni e di valutazione dell’impatto del dazio sulle importazioni.

La misura ha ricevuto il sostegno di numerose organizzazioni ambientaliste e delle imprese che si impegnano a ridurre le proprie emissioni di CO2. Tuttavia, alcuni paesi extra UE hanno espresso preoccupazioni per i possibili effetti sul commercio e sulle relazioni internazionali. L’UE ha assicurato che il CBAM rispetterà le regole dell’Organizzazione Mondiale del Commercio e che la transizione verso un’economia a basse emissioni di CO2 sarà sostenibile e inclusiva.

Ma cosa significa tutto ciò per le imprese e per i consumatori? Per le imprese, l’introduzione della riforma del piano ETS e il Social Climate Fund, rappresentano un’opportunità per investire in tecnologie a basse emissioni di carbonio e per migliorare la propria reputazione a livello ambientale. Ciononostante, la transizione verso un’economia a basse emissioni di carbonio, potrebbe comportare dei costi, soprattutto per le imprese che dipendono ancora dai combustibili fossili.

Per i consumatori invece, il piano ETS potrebbe indurre a un aumento del prezzo di alcune merci, come i carburanti elettrici o le case/edifici che dovranno essere più efficienti dal punto di vista energetico. Il Social Climate Fund, potrebbe creare anche opportunità per i consumatori, ad esempio, attraverso incentivi per l’acquisto di veicoli a basse emissioni di carbonio.

La riforma si estenderà anche alle emissioni di CO2 prodotte dalle navi e dagli aerei. In passato, questi settori erano esclusi dal sistema di scambio di quote di emissione dell’Unione europea ma è un dato di fatto che il loro contributo alle emissioni globali sia notevole così da portare l’UE ad agire anche in questi ambiti.

Le compagnie di navigazione dovranno acquistare le quote di emissione, mentre le compagnie aeree riceveranno le quote gratuitamente per un periodo di transizione. L’intento è quello di incoraggiare le compagnie aeree a utilizzare tecnologie più avanzate e a ridurre le loro emissioni, senza mettere a rischio la loro competitività.

Inoltre, l’UE sta lavorando per introdurre una tassa sulle emissioni di CO2 per i voli che partono o arrivano nell’UE. Questa tassa è stata proposta per la prima volta nel 2019, ma l’introduzione è stata ritardata a causa della pandemia di COVID-19. Il fine è quello di incoraggiare le compagnie aeree a puntare su biocarburanti o aerei elettrici.

L’UE sta inoltre collaborando con altri paesi per introdurre un sistema di scambio di quote di emissione globale per il settore dell’aviazione e potrebbe coprire fino al 80% delle emissioni globali di CO2 prodotte dalle compagnie aeree.

In sintesi, il nuovo piano dell’UE contro la CO2 prevede anche l’estensione del sistema di scambio di quote di emissione alle navi e agli aerei, insieme all’introduzione di una tassa sulle emissioni di CO2 per i voli nell’UE e al lavoro per introdurre un sistema di scambio di quote di emissione globale per il settore dell’aviazione. Tutte queste misure saranno utili a ridurre le emissioni di CO2, a contrastare il cambiamento climatico, a incoraggiare l’adozione di tecnologie a basse emissioni di carbonio e favorire la transizione verso un’economia a basse emissioni di carbonio.

In generale, il nuovo piano contro la CO2 e le iniziative che lo accompagnano, rappresentano un’opportunità per l’Europa di ridurre le sue emissioni di gas serra e di diventare un leader globale nella lotta contro il cambiamento climatico. Tuttavia, la transizione verso un’economia a basse emissioni di carbonio, non sarà facile e richiederà l’impegno di tutti i settori della società, dalle imprese ai consumatori.