I livelli di anidride carbonica presenti in atmosfera, generati dalle attività umane, sono una delle principali cause dei cambiamenti climatici. La tecnologia che cattura la CO2 in eccesso derivante da fonti come raffinerie di petrolio, industrie e centrali elettriche potrebbe essere la soluzione per diminuire la diffusione esorbitante di CO2 nell’aria. Catturare e stoccare CO2 per combattere i cambiamenti climatici.
La CCS acronimo di Carbon Capture and Storage in italiano Cattura e Stoccaggio di CO2 si è rivelata un’opzione interessante per rispondere al problema globale dei cambiamenti climatici. Recuperare l’anidride carbonica dalla sua sorgente e conservarla sottoterra in depositi appropriati per evitare che si disperda in atmosfera. Secondo gli studi la CCS, su larga scala, potrebbe offrire proprio l’opportunità di riduzione delle emissioni inquinanti.
I magazzini sotterranei devono avere conformazioni geologiche adatte alla preservazione della CO2 senza che avvengano fuoriuscite improvvise. Devono essere caratterizzati dalla presenza di rocce permeabili porose per poter assorbire la CO2 e sopra di esse rocce impermeabili che fungano da copertura e protezione per impedire all’anidride carbonica di risalire fuoriuscendo dal deposito. La CO2 deve essere depositata dai 1000 metri di profondità fino a 3000/4000 metri in quanto difficilmente riuscirebbe a riemergere in superficie. Inoltre a queste profondità, si riduce di volume poiché si diffonde nella formazione rocciosa sottoforma di gas. Giacimenti di carbone inutilizzati, acquiferi salini, pozzi di gas o di petrolio in esaurimento, formazioni di scisto e di basalto possono essere tutti siti di stoccaggio geologico della CO2.
La capacità mondiale di cattura e stoccaggio dell’anidride carbonica nel sottosuolo si aggira intorno ai 110 milioni di tonnellate all’anno e secondo gli scienziati grazie a questi sistemi di confinamento di CO2 le emissioni mondiali di gas serra potranno calare del 14% nel 2050.
In Italia stanno progredendo studi ed esperimenti per applicare la CCS. Il progetto più ambizioso verrà realizzato a Ravenna, si tratta del più grande sito di stoccaggio di CO2 al mondo, che verrà installato utilizzando miniere di petrolio esaurite dell’Adriatico. Le previsioni affermano che potranno essere immagazzinate dai 300 ai 500 milioni di tonnellate di CO2 e il progetto partirà entro il 2025.
Esistono numerosi progetti di CCS all’avanguardia dal Nord Europa, Norvegia fino a agli Stati Uniti ma in particolar modo in Medio Oriente, Cina, India.
Per la lotta ai cambiamenti climatici si dovrà arrivare alla cattura e stoccaggio di 5000 milioni di tonnellate all’anno nel 2050 e 220 miliardi di tonnellate annue al 2070.
Costi stoccaggio Co2:
I costi per immagazzinare CO2 possono variare a seconda della modalità di stoccaggio e dalla posizione geografica in cui è presente il sito. Si può affermare come valore indicativo 30 dollari a tonnellata.
Catturare la CO2 rappresenta l’80% dei costi della CCS: questo valore cambia in base alla quantità di CO2 che si deve imprigionare, alla collocazione, alle fonti energetiche impiegate. Possiede però, un margine di riduzione dei prezzi alto, poiché la tecnologia CCS si sta sviluppando e diffondendo velocemente e per questo anche la concorrenza sta emergendo sempre più numerosa, quindi ciò che ne consegue è un abbassamento notevolmente dei prezzi. La fase di trasporto della CO2 corrisponde a un 10% del costo totale dell’operazione e ha un margine di riduzione dei costi medio. Infine lo stoccaggio, che equivale al restante 10% dei costi, ha un margine ancora inferiore di riduzione, poiché la tecnologia risulta in gran parte già perfezionata sotto questo punto di vista.
La necessità di creare condizioni finanziare più favorevoli attraverso la promozione di incentivi è evidente sia per un ulteriore sviluppo e ottimizzazione della tecnologia che per raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione.
Perché molti ecologisti sono insorti contro la CCS?
Secondo numerosi ambientalisti la CCS è una procedura che serve solo da “tappa buchi” a un problema destinato a peggiorare se sottovalutato. Bisogna smettere di produrre CO2 senza doverla nascondere all’interno di giacimenti ma promuovere sempre di più l’utilizzo di fonti rinnovabili. Secondo gli attivisti la CCS non tutela l’ambiente correttamente e costa troppo sia da un aspetto energetico che economico. I fondi impiegati per la CCS dovrebbero essere spesi per contribuire alla transizione energetica mediante energie rinnovabili. La manifestazione svolta a Ravenna il 12 maggio, “il futuro non si tocca” ha coinvolto diverse associazioni ambientaliste che hanno organizzato una protesta contro la CCS.
Una volta depositata si avrà la sicurezza che la CO2 rimarrà sotterrata?
Vengono eseguiti studi approfonditi sulle caratteristiche del deposito e dell’intera zona circostante per accertarne la validità e conformità sin dalle primissime fasi di progettazione. Grazie a un monitoraggio assiduo e preciso della CO2 depositata, si controlla che non fuoriesca dal suo contenitore geologico. In questo modo si avrà sempre la situazione totalmente sotto controllo e anche in rari casi di fuoriuscite si potrà intervenire tempestivamente.
In che modo può essere riutilizzata la CO2 immagazzinata per non provocare danni all’ambiente?
La CO2 può essere catturata e immagazzinata in depositi opportuni, ma può anche essere riutilizzata per la produzione di altre sostanze, in questo caso si parla di CCUS acronimo di Carbon dioxide Capture and Utilization or Storage. Al posto di essere stoccata, la CO2 viene riutilizzata per la produzione di carburanti, prodotti chimici, plastiche, materiali da costruzione da cui poi ottenere biocombustibili e carbonati impiegati nell’industria edile. Gli usi sono vari ma per la sua conversione in prodotti è necessario l’impiego di molta energia e i costi sono piuttosto elevati.
Le fonti rinnovabili saranno il futuro, mentre catturare anidride carbonica può essere una soluzione valida per affrontare il momento di transizione in atto.