Come sta andando la transizione ecologica? che aspettative e percezioni hanno gli italiani del processo in corso? Le risposte arrivano dal primo rapporto Censis-Green&Blue sulla transizione ecologica e l’economia verde appena realizzato dal team di ricerca del Censis, diretto da Andrea Toma e composto da Andrea Amico, Vittoria Coletta, Leonardo Iannarelli, Mario Alberto Macchioni con il contributo del main partner ENEL e di #cambiagesto e Intesa Sanpaolo. Un’analisi, basata su 107 province e città metropolitane, che ha contestualmente definito un indice, sempre a base territoriale, di transizione ecologica: il Green&Blue Index, risultato delle analisi effettuate utilizzando 26 indicatori articolati sui tre elementi che compongono il campo di azione e il grado di sviluppo nella transizione del contesto locale, della popolazione residente e delle imprese. Analisi e ricerche che, per la stesura del Rapporto, sono incentrate su quattro elementi principali:
– il quadro d’insieme, la sua evoluzione e le linee di sviluppo lungo tre livelli istituzionali: accordi internazionali, piani e programmi europei, piani e programmi nazionali;
– le dinamiche del sistema finanziario e di incentivazione agli investimenti ecologici indirizzati alla transizione energetica (dai fondi ESG ai green bonds) a breve, medio e lungo termine;
– la disponibilità a investire, accettare i costi e assumere i rischi della transizione da parte del sistema sociale e dell’opinione pubblica,
– la costruzione del Green&Blue Index, ranking provinciale, strutturato sui temi: “contesto”, “popolazione”, “imprese” per permettere una valutazione territoriale dell’avanzamento della transizione ecologica e dell’economia verde.
“Su un punto tutti sembrano d’accordo: viviamo un tempo di grandi trasformazioni e segnato dalla domanda, diffusa, di un modello di sviluppo più inclusivo sul piano sociale, più rispettoso dell’ambiente naturale, più orientato alla tutela del futuro delle prossime generazioni – dice Il rapporto del Centro Studi Investimenti Sociali -. Le parole di moda hanno sempre un loro fascino, e anche la funzione di accendere e alimentare un dibattito sulla consapevolezza e la conoscenza di alcuni cambiamenti di grande e lunga portata. Non sempre hanno successo rispetto agli obiettivi, spesso corrono il rischio di diventare slogan con
così tanti significati dal non averne alcuno, a volte segnano un’epoca”.
Consapevolezza quindi diffusa ma piena di dubbi soprattutto sui tempi: “La maggioranza degli italiani (61,5%), pur prevedendo per i prossimi anni una vera e propria accelerazione della transizione ecologica, ritiene che questo processo sia ancora troppo lento. Il 16,7% (che sale al 24,5% tra chi ha titoli di studi più bassi) è invece completamente pessimista. Non solo crede che non riusciremo a completare una vera e propria transizione ecologica, ma ritiene, inoltre, che proprio questa incapacità porterà conseguenze negative a tutta la popolazione”.
“Eppure, – continua il Censis – la quasi totalità degli italiani (92,2%) è d’accordo nel ritenere necessari rapidi e drastici cambiamenti per affrontare l’emergenza climatica in corso negli ultimi anni, attribuendo il principale dovere di guidare questo cambiamento alle istituzioni internazionali (per il 34% degli italiani); alle imprese, che devono cambiare i processi produttivi (25,5%); ai cittadini (23,9%). La responsabilità dei singoli cittadini nel raggiungimento della transizione è relativa ai comportamenti di acquisto e di consumo e si riflette direttamente sui comportamenti quotidiani.
Il 91,6% dichiara di acquistare preferibilmente elettrodomestici a basso consumo, il 90,1% di utilizzarli soltanto a pieno carico in modo da massimizzarne l’efficienza, il 73,4% di spegnere tv o pc quando non utilizzati, l’84,3% riduce la temperatura del riscaldamento o rinuncia al condizionamento in alcune stanze, arrivando, nel 77,7% dei casi, perfino a spegnere il riscaldamento nelle stanze meno usate. Infine, il 95,9% dichiara di spegnere sempre le luci negli ambienti non utilizzati”.
Numeri significativi che fanno capire come la consapevolezza della transizione ecologica sia sostanzialmente diffusa ed acquisita. Altrettanto chiaro a, quasi, tutti che la transizione non avviene da sola ma necessita di una profonda trasformazione sia pubblica che privata che coinvolge aspetti tecnologici ma soprattutto di cultura individuale oltre ad un costo collettivo e richiedere un impegno personale.
Tratto dalla rivista Green Company Magazine (volume 7) – vedi anche tutti i numeri della rivista.