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Chernobyl rinasce grazie al fotovoltaico

Sono trascorsi 35 anni dal devastante disastro di Chernobyl, rimasto tragicamente nella memoria collettiva come il peggior incidente nucleare mai avvenuto, che ha causato effetti violenti sulla salute delle persone e dell’ambiente. Oggi Chernobyl rinasce grazie al fotovoltaico.

Era il 26 aprile 1986 quando l’esplosione del reattore n°4 della centrale nucleare di Chernobyl (città nel nord dell’Ucraina), ha segnato l’inizio della più grave strage nucleare della storia. L’esplosione e l’incendio hanno comportato la diffusione di una nube di radiazioni tossiche che si sono propagate in atmosfera, causando la morte di più di 60 persone, contaminando interi territori: Ucraina, Bielorussia, Russia e in parte, l’Europa occidentale. Negli anni successivi sono aumentati i decessi per tumore alla tiroide dovuto all’esposizione alle radiazioni, raggiungendo quota oltre quattromila. Tuttavia i dati non garantiscono assoluta certezza, poiché i tumori provocati dalle radiazioni possono presentarsi anche a distanza di anni con le stesse caratteristiche di quelli di altra natura, di conseguenza è difficile identificare quali siano effettivamente di origine radioattiva e quali no.

Oggi il luogo della catastrofe, denominato zona di alienazione di Chernobyl, che si estende per un raggio di 30 km dai resti del reattore esploso, è ancora inquinato da un elevato livello di radiazioni presenti nell’aria, per questo è disabitato e non è nemmeno idoneo per praticare agricoltura o allevamento.

Sulla base dei fatti, il governo ucraino ha già iniziato ad impiegare questo territorio in un modo innovativo, sostenibile ed efficiente. Installando un grande parco solare che nel futuro dovrebbe arrivare a generare più di un terzo della quantità di elettricità che veniva prodotta dalla centrale nucleare al massimo della sua produttività (4GW).

Al momento la capacità raggiunta è di 1 MW di potenza, con 3800 pannelli solari di altissimo livello utili a soddisfare il fabbisogno energetico di duemila famiglie. Si chiama Solar Chernobyl l’opera iniziata dalla società ucraina Rondina Energy Group in collaborazione con la tedesca Enerparc AG per un valore di 1,1 milioni di dollari. Ma l’obiettivo finale del progetto è molto più ambizioso e varrà oltre 100 milioni di dollari.

L’area inutilizzata di Chernobyl è perfetta per la realizzazione di un impianto solare. I 2500 ettari di terreno inabitabili, incoltivabili e inadatti per qualsiasi altro tipo di attività industriale, rappresentano l’opportunità giusta per ridare vita al territorio producendo energia pulita. 

Il progetto è stato presentato la prima volta dal governo ucraino nel 2016, con l’intento di raccogliere i finanziamenti necessari da destinare all’installazione dell’impianto. Oltre all’energia pulita, il parco solare potrebbe essere in grado di produrre anche biogas e calore, potendo arrivare oltre 1 GW di solare e 400 MW provenienti da altre risorse energetiche rinnovabili.

Il progetto ucraino intende sfruttare la superficie abbandonata di Chernobyl per incrementare uno sviluppo positivo delle rinnovabili, essendo la soluzione più conveniente e sostenibile dal punto di vista ambientale, economico, sociale ma anche per raggiungere la propria indipendenza energetica dall’estero.

Un progetto destinato ad espandersi grazie agli investimenti di numerose società che si sono dimostrate molto interessate al suo compimento, grazie al costo inevitabilmente minimo del terreno e all’abbondanza di luce solare nella zona. Se tutte le iniziative proposte venissero ultimate, il grande parco solare sarebbe in grado di arrivare a produrre anche 2,5 GW di energia solare, più della metà della potenza generata dalla centrale nucleare prima della sciagura.

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