Il ministro Raffaele Fitto: “E’ urgente intervenire in maniera strutturale per cambiare il sistema”
Il mancato o anche l’incompleto utilizzo di tutte le risorse dei fondi provenienti dall’Europa non è, purtroppo, una novità per l’Italia.
Sta avvenendo anche per quelli della programmazione 2014-2020. Alla fine dello scorso anno il nostro Paese aveva impiegato solo il 62% del totale disponibile: penultimo nella classifica generale e davanti solo alla Spagna, fermo al 57%.
È quanto emerge da un’analisi dei dati pubblicati sul portale Cohesion Data della Commissione europea, che monitorano l’andamento delle allocazioni della programmazione.
Sebbene rispetto a qualche mese prima ci sia stato un notevole recupero – ad ottobre infatti eravamo poco sopra il 50 per cento – siamo ancora molto lontani dalla media europea che si aggira intorno al 76 per cento.
Lo scorso anno, a luglio, inoltre si sono definiti gli accordi per i Fondi strutturali e di investimento europei 2021-2027, complessivamente circa 75 miliardi di euro (inclusa la parte di cofinanziamento nazionale) con un importo in arrivo dalla Comunità Europea, comprensivo delle quote desinate al Fondo per la Transizione Giusta – Just Transition Fund – e alla Cooperazione Territoriale Europea, che supera i 43 miliardi di euro.
Raffaele Fitto, ministro per gli Affari europei, il Sud, le politiche di coesione e il PNRR, ha dichiarato: “I dati pubblicati sul portale Cohesion Data della Commissione Europea, che collocano l’Italia penultima in Europa per la spesa dei fondi programmazione 2014–2020, purtroppo confermano ciò che sapevamo da tempo e che avevamo già segnalato nella nostra Relazione sullo stato di attuazione della programmazione 2014-2020”.
E ha aggiunto: “L’Italia non riesce a spendere in maniera né soddisfacente né efficiente i fondi di coesione dell’Unione europea. È per questo che è più che mai necessario e urgente intervenire in maniera strutturale per cambiare il sistema con cui i fondi vengono utilizzati. È questa una sfida fondamentale per il nostro Paese”.
Le difficoltà, dovute alla complessità di progettazione e cofinanziamento di molti progetti, non riguardano solo l’Italia e la Spagna ma comunque tutti gli altri riescono a fare meglio: la Lituania, ha speso il 97% dei fondi assegnati, il Portogallo il 96%, la Finlandia il 90%. Senza dimenticare che anche il Regno Unito, fino allo scorso anno (prima della Brexit), ha speso l’81% dei fondi strutturali assegnati per il periodo precedente all’uscita dall’Ue.
Per correttezza va detto che, storicamente, l’Italia è spesso riuscita a recuperare il ritardo proprio nell’ultimo periodo. In questo caso, però, il divario da colmare è notevole e in pochissimi mesi bisognerebbe allocare in modo corretto quasi un terzo del totale. Piuttosto irrealistico.
Raffaele Fitto, Ministro per gli Affari europei, il Sud, le politiche di coesione e il PNRR – Fonte: governo.it
Tratto dalla rivista Green Company Magazine (volume 11) – vedi anche tutti i numeri della rivista