Sono 16.400 gli ettari coperti dal fotovoltaico a terra, molto meno dell’1% della superficie agricola utilizzata. Tuttavia, il Governo ha deciso per lo stop del fotovoltaico a terra, suscitando lo sconcerto delle associazioni che promuovono le rinnovabili in Italia
A quanto ammonta lo sviluppo del fotovoltaico in agricoltura? Nel Rapporto Statistico 2023 del GSE si legge che gli impianti nel settore agricolo sono 45.560 capaci di una produzione lorda di 2984 MW. Il settore concentra il 9,5% della potenza complessiva e il 9,7% della produzione di energia nazionale. Alla fine dell’anno scorso la superficie occupata dagli impianti fotovoltaici collocati a terra è stimabile in circa 16.400 ettari.
Detto questo, quanto incide sulla superficie agricola? Lo spazio che occupa il fotovoltaico in termini di superficie agricola utilizzata (SAU), secondo la media nazionale, è pari allo 0,13% circa, ricordava ANIE solo nel 2022, riprendendo i dati del GSE (che riportavano 15.900 ha). La stessa Federazione, a maggio, ha sottolineato che l’Italia è ancora lontana dall’obiettivo di installare 9 GW/anno di nuova potenza rinnovabile fino al 2030.
Tenuto conto che la superficie totale del nostro Paese è di 30 milioni e 207.300 ettari, «di questi circa 12,8 milioni sono coltivabili e utilizzati in parte dal settore agricolo che, però, non ne sfrutta 1.219.593». A riportarlo è ACEPER, Associazione dei consumatori e produttori di energie rinnovabili, citando il dato dell’Istituto Nazionale di Economia Agraria.
La presidente ACEPER, Veronica Pitea, in una nota, ha affermato che «diventa davvero difficile capire la posizione del Governo e provare a giustificare una chiusura così netta sull’istallazione degli impianti a terra, visto l’utilizzo dei terreni e viste le istallazioni che abbiamo fatto nel corso degli anni». La stessa puntualizza che i 16.400 ettari registrati dal GSE «non sono nemmeno tutti agricoli ma anche terreni industriali».
Fotovoltaico in agricoltura: il DL, il calo delle imprese agricole e l’aumento delle FER
Mentre si attende il parere del Quirinale sul DL Agricoltura approvato settimana scorsa dal Consiglio dei ministri, il ministro dell’Agricoltura Lollobrigida, al termine del CdM ha spiegato che con il provvedimento «poniamo fine all’installazione selvaggia di fotovoltaico a terra e interveniamo con pragmatismo, salvaguardando alcune aree».
Inoltre, durante un question time al Senato, avvenuto giovedì 9 maggio, su diverse questioni riguardanti, tra l’altro, i recenti interventi normativi urgenti in materia agricola, è tornato così sull’argomento: «si chiama suolo agricolo perché deve produrre, perché la fiscalità che noi garantiamo agli agricoltori in fase ridotta perché danno buon cibo e mantengono il territorio, non per produrre con il fotovoltaico a terra energia solare».
Il Decreto Legge ha incassato il plauso di Coldiretti. Il suo presidente, Ettore Prandini, ha affermato a proposito: «dopo anni in cui abbiamo chiesto l’emanazione del decreto aree idonee sul fotovoltaico a terra, arriva un giusto intervento per fermare le speculazioni dei grandi fondi di investimento che in molte aree del Paese sta mettendo in difficoltà la produzione agricola».
Va detto, però, che l’attività agricola è in vistoso calo: secondo i dati (2022) dell’Istat, a ottobre 2020 risultavano attive in Italia 1,1 milioni di aziende agricole. Se si considera l’ultimo censimento generale ISTAT dell’Agricoltura, del 2021, «Nell’arco dei 38 anni intercorsi dal 1982 – anno di riferimento del 3° Censimento dell’agricoltura, i cui dati sono comparabili con quelli del 2020 – sono scomparse quasi due aziende agricole su tre».
In termini di SAU si è passati da 15.883.000 ettari del 1982, a 12.535.000 ha. Per fare un confronto, la superficie agricola utilizzata è calata in quarant’anni di una superficie equivalente a quella del Piemonte e del Friuli Venezia Giulia messe assieme.
Va ricordato che, come riporta il Settimo Censimento generale Agricoltura dell’ISTAT, la produzione di energia rinnovabile è una delle attività connesse remunerative avviate dal 5,7% delle imprese agricole. In tale contesto, sul totale essa incide per il 17%. Nel confronto tra 2020 e 2010, la produzione da FER è aumentata del 198%.
Il parere delle associazioni pro rinnovabili: i rischi del DL Agricoltura
Elettricità Futura e Federazione ANIE hanno inviato, lunedì 5 maggio, una lettera al Presidente del Consiglio e ai Ministri Raffaele Fitto, Francesco Lollobrigida, Gilberto Pichetto Fratin e Adolfo Urso per chiedere un urgente di intervento.
Si sono appellati al Governo «affinché la versione finale del Decreto Legge Agricoltura non preveda una norma che vieti, di fatto, lo sviluppo di impianti fotovoltaici in zone classificate agricole».
Secondo quanto scritto dalle due associazioni, una simile norma avrebbe pesanti impatti negativi per l’Italia perché, «renderebbe impossibile rispettare gli obiettivi di sviluppo delle rinnovabili sottoscritti da questo Governo a livello nazionale e comunitario», attraverso PNIEC e PNRR, alla COP28 e al G7 Ambiente, Clima ed Energia di Torino appena lo scorso 30 aprile.
«Infatti, impedirebbe la realizzazione di oltre l’80% degli impianti fotovoltaici necessari e pertanto l’Italia non raggiungerà i target rinnovabili al 2030 stabiliti a livello nazionale ed europeo, con il rischio anche di poter essere passibile di procedura di infrazione comunitaria».
Il giorno prima, Italia Solare, ha motivato in una nota dedicata proprio al tema fotovoltaico e agricoltura la propria preoccupazione sulle decisioni del Governo sul prospettato decreto legge agricoltura: si rischia, col blocco delle realizzazioni degli impianti, «perdite per circa 60 miliardi di euro: almeno 45 miliardi di euro di investimenti privati diretti – un miliardo dei fondi PNRR perduti – a cui si aggiungono 2 miliardi di euro di mancati introiti derivanti dalle tassazioni IMU degli impianti, 11 miliardi di imposte e infine le sempre importanti compensazioni per i Comuni».
Anche l’Alleanza per il fotovoltaico in Italia è critica sul provvedimento del Governo. «Con il DL Agricoltura l’Italia rinuncia a 50 miliardi di investimento privato privo di qualsiasi sussidio pubblico, distruggendo definitivamente le prospettive di sviluppo per il settore e le speranze di chi oggi lavora con passione per la transizione energetica del Paese – scrive il network degli operatori energetici impegnati sullo sviluppo dell’energia solare –. Oltre a compromettere la crescita economica dell’Italia si mettono a rischio oltre 150mila posti di lavoro diretti e un indotto che coinvolge tutta la penisola».
Vedi qui l’articolo completo di Infobuildenergia del 12/07/2024