Il report “Solare Fotovoltaico 2023” del Gse (Gestore dei Servizi Energetici) dice che in Italia circa 16.400 ettari (ha) sono occupati da installazioni di impianti fotovoltaici a terra. La superficie totale in ettari del nostro Paese è di 30.207.300 ha, di questi circa 12,8 milioni sono coltivabili e utilizzati in parte dal settore agricolo che però non ne sfrutta 1.219.593 (dato dell’Istituto Nazionale di Economia Agraria).
«Di fronte a questi numeri – dichiara Veronica Pitea, Presidente di ACEPER (Associazione dei Consumatori e Produttori di Energie Rinnovabili), l’associazione che riunisce 10.000 impianti di produzione di energia da fonti rinnovabili, pari a oltre 7.000 associati per una potenza installata complessiva che supera i 2 GWp – capire la posizione del Governo e provare a giustificare una chiusura così netta sull’istallazione degli impianti a terra, visto l’utilizzo dei terreni e viste le istallazioni che abbiamo fatto nel corso degli anni, diventa davvero difficile. Non stiamo tenendo conto del fatto che i 16.400 ha non sono nemmeno tutti agricoli ma anche terreni industriali».
Passando all’analisi numerica degli impianti per settore di attività, si evince che: circa 1.355.687 ha sono impianti residenziali, 45.560 sono agricoli e 82.488 sono impianti industriali. «Ora noi abbiamo degli obbiettivi chiari da raggiungere entro il 2030 e potremmo pensare di farcela solo se il settore industriale cominciasse ad abbassare i suoi consumi che oggi cubano il 44% dei consumi totali a livello nazionale; questo 44% si traduce in circa 125,4 TWh (terawattora) e ne produce, sempre secondo i dati del Gse, 15.608 GWh (gigawattora), ovvero 15,6 TWh.
Come facciamo ad abbattere i consumi se non incoraggiamo l’industria e poi blocchiamo anche le istallazioni a terra?», si chiede Pitea. «Una domanda la faccio direttamente al MASAF: perché, visti i dati che il Gse ci fornisce sulle istallazioni a terra e visto l’inutilizzo del suolo, è così determinato a bloccare le istallazioni a terra? E la seconda domanda va al MISE: perché non ci sono manovre finanziarie importanti per le PMI produttive che possano permettere all’Italia di diventare veramente green, visto che abbiamo i fondi per farlo?», conclude Veronica Pitea, Presidente di ACEPER.