ACEPER promuove uno studio in collaborazione con l’Università della Tuscia per capire cosa serve e come si deve operare.
Quali sono gli ostacoli per le imprese che vogliono intraprendere un progetto innovativo in Italia? Li conosciamo davvero? Qual è il sentiment aziendale nei confronti dell’innovazione e quali iniziative sono ritenute utili e possibili? Quanto è importante la ricerca e sviluppo nel processo innovativo?
Questo e altro chiederà ACEPER ai propri associati. Domande mirate, studiate per mettere a fuoco la situazione e delineare una progettualità efficace. Un punto di partenza, dunque, un’analisi che si propone non tanto e non solo di fotografare lo stato delle cose ma soprattutto di guidare verso la crescita e lo sviluppo. Con questo obiettivo ACEPER si è affidata all’Università di Studi della Tuscia (UNITUS) di Viterbo e, in stretta collaborazione con l’Ente, ha predisposto un questionario da sottoporre alle aziende. Dall’elaborazione dei dati che emergeranno, vedrà la luce nei prossimi mesi un vero e proprio strumento operativo.
Tutte le imprese fanno, di fatto, al loro interno ricerca e sviluppo: per migliorare e innovare i prodotti, per aggiornare e innovare le dinamiche aziendali, per aprirsi a nuovi mercati e opportunità. Ma sono ancora poche, in Italia, quelle che hanno coscienza e conoscenza o anche solo volontà di definire il continuo percorso innovativo come ricerca e sviluppo. Perdendo quindi l’opportunità di accedere ai fondi e contributi stanziati proprio per questo settore. Un settore, quello della ricerca e sviluppo, che nel nostro Paese appare spaccato.
Da un lato aziende che fanno dell’innovazione il loro core business e riescono ad attivare un percorso virtuoso che porta ad ottenere contributi, italiani ed europei, come elemento fondamentale del fatturato: sono quelle start-up o aziende a forte propensione innovativa spesso nate da quei grandi incubatori di innovazione che sono le università. Dall’altro abbiamo le aziende, anch’esse molto innovative, che però sembra abbiano quasi timore o preoccupazione che l’accesso ai contributi possa essere un limite alla ricerca, che implichi controlli specifici o che non sopportano l’aleatorietà a cui alcuni dei contributi di questo settore sono necessariamente esposti.
Da un altro lato ancora si trovano invece quelle aziende che non hanno coscienza di fare innovazione perché ritengono la ricerca talmente intrinseca nello stesso sviluppo aziendale da non vederla come opportunità.
Lo studio dell’UNITUS servirà proprio a capire tutto ci. ed a fornire ad ACEPER quegli elementi che nell’analisi di mercato possono portare l’associazione a fornire un servizio ancora migliore, a 360 gradi o specificatamente settoriale. “L’analisi commissionata all’Università di Viterbo – commenta Veronica Pitea, presidente ACEPER – non è che il primo di una serie che ci aiuterà a migliorare ulteriormente le conoscenze dell’associazione ed a migliorare i servizi che quotidianamente forniamo ai nostri associati oltre che consentirci di portare avanti con ancora maggior forza le necessità e le istanze che provengono dalle piccole e medie imprese associate”.
“Proprio nel nostro incontro al MiTE dello scorso anno abbiamo potuto riscontrare la grande disponibilità da parte delle istituzioni ad ascoltare il territorio e le associazioni come ACEPER per raccogliere proposte, suggerimenti e richieste di modifiche ai provvedimenti. Questo primo step ci aiuterà anche nei rapporti con le istituzioni per meglio rappresentare i nostri associati, senza escludere che proprio con le istituzioni si possa collaborare per rendere ancora più efficaci i prossimi approfondimenti.”
Tratto dalla rivista Aceper impresa green (volume 5) – vedi anche tutti i numeri della rivista.