L’inizio della guerra in Ucraina è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso facendo emergere l’urgenza di cambiare politica energetica, già manifestata durante precedenti crisi. Ma quali alternative abbiamo per essere energeticamente più indipendenti? Il contributo delle rinnovabili.
Nicola Armaroli è tra gli scienziati più stimati d’Italia in ambito energetico. Dirige il reparto di ricerca del CNR-ISOF a Bologna, dirige la rivista Sapere, fa parte dell’Accademia Nazionale delle Scienze. Da tempo lotta per un’economia energetica che impatti il minimo sull’ambiente, battendosi in primis per l’elettrificazione dell’intero sistema dei trasporti.
L’Europa è sottopressione, si teme che il conflitto possa degenerare ulteriormente e portare una crisi energetica epocale. Interpellato poco dopo l’invasione dell’Ucraina da parte delle truppe russe, Armaroli ribadisce l’impellenza di promuovere una politica energetica fondata sull’utilizzo di fonti rinnovabili.
Armaroli afferma che i mezzi per finanziare progetti energetici sostenibili ci sono, la disponibilità di tecnologie abbonda: eolico, fotovoltaico, idroelettrico, biomasse. Numerosi sono anche i terreni e gli spazi utilizzabili per l’installazione di tali impianti. La difficoltà maggiore è rappresentata dall’eccessiva burocrazia che caratterizza il nostro Paese, proponendo l’esempio dei paesi anglosassoni che hanno una legge chiara composta da 10 articoli nei quali sono contenute tutte le indicazioni per l’installazione di un impianto fotovoltaico sul tetto di una casa, su un terreno o impianto industriale dismesso.
Aumentare la produzione nazionale di gas contribuirebbe ad incrementare il tasso di inquinamento, il nucleare può esistere solo con determinati criteri. Promuovere le fonti energetiche green rimane la soluzione migliore sotto molteplici aspetti. Se entro il prossimo decennio l’Italia riuscirà in questa impresa, si potrebbe mettere fine alla dipendenza russa e raggiungere gli obbiettivi di neutralità climatica.
Il governo italiano sembra però muoversi verso un’altra direzione. A causa dell’inasprimento del conflitto tra Russia e Ucraina, sono state introdotte misure a tutela dell’Italia con un intervento sul piano energia nel caso in cui venisse a mancare il gas russo. Si parla di razionamenti di energia, riutilizzo delle centrali a carbone, importazioni di GNL, riduzione dei consumi industriali, nuovi limiti per la temperatura del riscaldamento domestico sponsorizzando l’utilizzo di altre forme di approvvigionamento energetico, in particolare fonti energetiche sostenibili.
Il decreto di Draghi ha ribaltato lo scenario: le proposte messe in campo per rimpiazzare il gas russo non concordano con gli obiettivi previsti dal Pniec che stabilisce che le centrali a carbone dovranno essere dismesse o trasformate in centrali a gas naturale entro il 2025. La prospettiva è quella di progredire sempre più velocemente in ambito di energia rinnovabile contemporaneamente alla necessità di trovare soluzioni alternative che possano sostituire temporaneamente le forniture di gas russo.
Di recente si è svolta la conferenza stampa di Elettricità Futura a cui hanno aderito i direttori e amministratori delegati delle più importanti aziende elettriche del Paese. Si chiede l’autorizzazione di installare 60GW di nuovi impianti rinnovabili entro giugno 2022. Questi nuovi impianti faranno risparmiare 15 miliardi di metri cubi di gas ogni anno. Le aziende elettriche italiane si impegnano ad investire 85 miliardi di euro e creare 80.000 nuovi posti di lavoro.