L’umanità, che vive comunque il migliore momento mai vissuto nella Storia della Creazione, si è di colpo ritrovata indietro di 50 anni nella propria storia evolutiva, con bombe che cadono dal cielo radendo al suolo città e villaggi a poche migliaia di chilometri da noi.
Parole come sicurezza energetica, fonti di approvvigionamento indipendenti sono tornate alla mente e nei media con vocaboli da tempo di guerra.
L’energia è tornata alla ribalta del discorso politico ma soprattutto è tornata prepotentemente nella vita di tutti noi, con costi triplicati, spesso poco sostenibili e poco spiegabili, che portano tutta la popolazione italiana a sacrifici a cui non eravamo più abituati e non ci saremmo aspettati.
In questo ambito la produzione di energia da fonte rinnovabile, solare, eolico, idroelettrico e idrogeno, così come il nuovo mercato che si sta affacciando dello storage, ossia della conservazione dell’energia, diventano la chiave per poter affrancare il Paese Italia da una dipendenza da paesi esteri, terzi, amici o nemici che siano. Non è solo più una questione ambientale, di qualità di vita e dell’aria. Diventa anche un mattoncino essenziale per il controllo del proprio territorio, la propria sovranità nazionale, la produzione di energia italiana.
L’Italia ha una sua produzione e un suo potenziale estrattivo di gas e petrolio, ma per citare Obama “anche se avessimo tutte le riserve del mondo sarebbe criminale estrarle”.
In questo ambito il Governo, le Regioni, le Province e i Comuni tutti si sono (finalmente!) resi conto che una strategia rinnovabile non può essere lasciata solo alle coperture di case e fabbriche, alle Comunità energetiche, alle iniziative private.
Come un Paese industriale non può esimersi dalla grande industria per essere e rimanere paese industrializzato, la strategia energetica rinnovabile non può esimersi da avere sul territorio italiano grandi impianti a fonte rinnovabile, ossia impianti da 10 MWp in su, occupanti un’area superiore ai 20 ettari.
Le caratteristiche preliminari perché un terreno sia preso in considerazione per lo sviluppo di energia fotovoltaica sono sempre eguali:
- l’esposizione. Il terreno deve essere pianeggiante oppure collinare con esposizione verso sud. Si tratta del requisito più facile da verificare. Se il terreno è pianeggiante, per ogni kW occorrono circa 25 mq, perciò per un impianto da 1 MW occorrono 1-2 ettari;
- l’assenza di vincoli. Il terreno non deve avere vincoli, altrimenti sarà utilizzabile solo per la parte priva di vincoli. In pratica, occorre verificare questa condizione richiedendo al Comune in cui ricade il terreno un cosiddetto Certificato di Destinazione Urbanistica (CDU) con vincoli;
- la vicinanza di una linea elettrica. Il terreno deve avere vicino una linea elettrica di media o alta tensione. Meglio ancora se è presente anche una cabina di trasformazione nelle vicinanze. Realizzare una linea elettrica nuova, infatti, è molto costoso.
Non è semplice trovare terreni con queste caratteristiche di queste dimensioni, e quindi la collaborazione dei Comuni che poi accoglieranno gli impianti stessi diventa ancora più importante. Ai Comuni stessi viene chiesto di individuare le aree che ritengono utili e utilizzabili all’interno del proprio territorio e al meglio inseriti nella Comunità di appartenenza.
flyRen Energy Group SpA lavora dal 2007 nel mondo dell’energia rinnovabile e dal 2007 avanza a braccetto con i Comuni Italiani per identificare i terreni ideali per sviluppare impianti con un impatto zero sul territorio in cui insistono. Nel 2010, flyRen lanciò il Progetto Comuni, per la realizzazione di impianti di larga taglia di proprietà comunale.
Secondo LEGAMBIENTE, in Italia, secondo il dossier Comunità Rinnovabili, sono presenti almeno 1,35 milioni di impianti da fonti rinnovabili, distribuiti in tutti i Comuni italiani per una potenza complessiva di 60,8 GW, purtroppo però di cui appena 1,35 GW installata nel 2021 tra idroelettrico, eolico e fotovoltaico. In termini di produzione, il contributo complessivo portato dalle fonti rinnovabili al sistema elettrico italiano è arrivato, nel 2021 a 115,7 TWh, facendo registrare un incremento di appena 1,58% rispetto al 2020.
Un trend decisamente al di sotto di quelli che dovrebbero essere gli obiettivi annuali, causato dalla pandemia, ma anche e soprattutto dal sistema farraginoso di rilascio delle autorizzazioni per la realizzazione dei progetti. Numeri in crescita, invece, per le nuove opportunità di autoproduzione e scambio di energia attraverso le Comunità Energetiche da fonti rinnovabili: 100 quelle complessivamente mappate da Legambiente in queste ultime 3 edizioni del Rapporto, tra realtà effettivamente operative (35), in progetto (41) o che muovono i primi passi verso la costituzione (24). Tutte raccolte nella Mappa presente sul sito comunirinnovabili.it e realizzata in collaborazione con Esri Italia e ActionGis. Tra queste 59 le nuove, censite tra giugno 2021 e maggio 2022, che vedono il coinvolgimento di centinaia di famiglie, decine di Comuni e imprese, di cui 39 sono Comunità Energetiche Rinnovabili e 20 Configurazioni di Autoconsumo Collettivo. Sono 40 i Comuni 100% rinnovabili e 3.493 quelli 100% elettrici. Numeri importanti, che raccontano un potenziale di autoconsumo che potrebbe trasformare il nostro sistema energetico proprio a partire da queste realtà. Così come i numeri di diffusione delle singole tecnologie: 7.127 i Comuni con almeno un impianto solare termico, 7.855 i Comuni con impianti solari fotovoltaici in cui sono distribuiti 22,1 GW di potenza, 1.054 Comuni in cui è presente almeno un impianto eolico con 11,2 GW, 1.523 Comuni in cui è presente almeno un impianto idroelettrico, per complessivi 23 GW. E ancora 4.101 Comuni delle bioenergie e 942 Comuni della geotermia (tra alta e bassa entalpia).
Rispetto ai Piccoli Comuni (sotto il 5mila abitanti), a cui il PNRR mette a disposizione 2,2 miliardi per la costituzione proprio delle CER, 38 i Piccoli Comuni 100% rinnovabili, 9 quelli che presentano i migliori risultati in termini di mix energetico; 2.271 i Piccoli comuni 100% elettrici, in grado di produrre più energia elettrica di quella consumata dalle famiglie residenti grazie ad una o più fonti pulite e 772 i piccoli comuni la cui produzione di energia da fonti rinnovabili varia tra il 50 e il 99%. Tutto questo comunque non è abbastanza, e lo sforzo si deve fare sempre maggiore.
I Comuni, che dispongono di fondi del PNRR e che sono i destinatari di provvedimenti di semplificazione recentemente emanati dal Governo per cercare di accelerare questo quadro, possono e devono fare di più!
Supportando le Aziende come flyRen non solo ad investire nel proprio territorio ma anche aiutando l’identificazione di aree idonee.
Oggi non si deve vedere l’energia rinnovabile come un nemico, e nemmeno come una riduzione dell’uso di suolo agricolo o peggio. Le nuove tecnologie che permettono l’installazione di agro-fotovoltaico, ossia di fotovoltaico che permette il continuum di coltivazioni o pascolo sotto i pannelli, sono una ulteriore proposta in questa direzione.
L’impianto agro-fotovoltaico è un impianto fotovoltaico, che nel rispetto dell’uso agricolo e/o zootecnico del suolo non inibisce tale uso, ma lo integra e supporta garantendo la continuità delle attività pre-esistenti ovvero la ripresa agricola e/o zootecnica e/o biodiversità sulla stessa porzione di suolo su cui insiste l’area di impianto, contribuendo così ad ottimizzare l’uso del suolo stesso con ricadute positive sul territorio in termini occupazionali, sociali ed ambientali.
L’agro-voltaico ha diversi benefici:
- i pannelli fotovoltaici proteggono le colture dagli eventi atmosferici estremi
- l’agro-fotovoltaico contribuisce a diminuire il fabbisogno idrico in agricoltura
- l’agro-fotovoltaico stimola investimenti che accrescono la competitività dell’azienda agricola tramite la digitalizzazione
- l’agro-fotovoltaico crea nelle comunità rurali nuove opportunità di lavoro
- l’agro-fotovoltaico consente un duplice uso del suolo (studio Fraunhofer ISE)
- l’agro-fotovoltaico ottimizza i costi operativi dell’impianto fotovoltaico.
- l’agro-fotovoltaico aumenta l’efficienza dei moduli fotovoltaici
È quindi chiaro come sia la spinta esterna dovuta alla creazione sempre maggiore di una indipendenza energetica, unita alla necessità ambientale di cambiare il paradigma di produzione di energia andando a rendere più compatibile tutta la filiera e soprattutto l’incremento di necessità energetica che deriva anche dall’elettrificazione della mobilità urbana a far si che i grandi impianti siano necessari, essenziali e che debbano venire sviluppati al più presto.
A cura di flyRen Energy Group SpA
Tratto dalla rivista Green Company Magazine (volume 7) – vedi anche tutti i numeri della rivista.