La svolta verde per la Gran Bretagna. L’annuncio shock di Boris Johnson prevede il bando ai motori diesel e benzina, anticipando di 10 anni l’obiettivo di conversione al green automotive. UK stop a benzina e diesel entro il 2030.
Il 2040 era la scadenza programmata nel 2017 per il settore automobilistico, ma il Regno Unito decide di anticipare i tempi di transizione verso veicoli completamente elettrici.
Johnson affronta la nuova green economy stanziando investimenti quantificati in miliardi di sterline. Il piano si articola sulla predisposizione di stanziamenti per bonus a chi procede all’acquisto di veicoli elettrici, per l’installazione popolata delle colonnine di ricarica su autostrade, strade e ad uso domestico, per sostenere l’energia nucleare pulita volta a coprire l’impennata della richiesta di energia elettrica che si avrà a seguito dell’incremento degli EV (Electric vehicle). Infine sono previste capitalizzazioni a supporto del progresso tecnologico destinato alla produzione di batterie ad altissima performance.
La rivoluzione verde inglese prevede altrettanti interventi accelerati che riguardano la decarbonizzazione delle industrie del distretto marittimo, investimenti per l’energia eolica, l’impiego di carbone idrogeno destinato all’industria, l’ampliamento di piste ciclabili e pedonali, interventi di bioedilizia per ospedali, case, scuole e nuovi edifici sancendo in aggiunta, piani di lavoro per salvaguardare il paesaggio naturale e le specie animali.
Ora però, il tema più caldo, rimane legato all’automotive. Tra un decennio, in UK non si potranno più commercializzare auto nuove con motore tradizionale diesel e benzina. Sarà inoltre appoggiato lo sviluppo di motori diesel puliti HGV destinati al trasporto merci in concomitanza al progetto a emissioni zero per la rete di trasporto pubblico, per l’aviazione civile e le navi.
Boris Johnson vuole arrivare al 2050 come stabilito dalla commissione europea, totalmente allineato al “traguardo emissioni zero”, incrementando al tempo stesso, migliaia di nuovi posti di lavoro che ne deriverebbero grazie al sostenimento di una green economy idonea a contrastare l’emergenza climatica globale. Senza dubbio un intento significativo per concorrere a rendere l’Europa climaticamente neutrale entro il 2050 insieme agli altri stati membri della UE.